- Tutto quello che avete udito.
- Ma la fanciulla, signora contessa, non deve essere sentita per nessun conto in una cosa che tanto la riguarda?
- Le ragazze devono obbedire e lasciar fare a chi ha la sapienza e l'esperienza. In ogni modo, è giusto che mia nipote v'incarichi de' suoi saluti al giovane capitano...; e così dicendo, diede ordine alla cameriera che andasse a chiamar la fanciulla.
La fanciulla entrò lenta e pallida, col letterino già piegato fra le mani.
- Il signore parte per Piacenza; se hai qualche cosa da dire al capitano, egli s'incarica di esserne il relatore.
Donna Paolina tacque un momento, irresoluta e tremante; poi, come animata da un coraggio insolito:
- Quello che dovrei dirgli, l'ho scritto qui; e così dicendo diede la lettera all'amico del suo Baroggi; indi soggiunse con significanza che aveva del terribile: Nessun altro che lui deve e può leggere queste parole.
Quegli prese la lettera, e senz'altro la ripose. Aveva capito tutto.
La contessa Clelia fulminò la fanciulla d'uno sguardo minaccioso. Ma non osò dir nulla. Sentiva d'aver torto a domandar di voler leggere prima lei quella lettera.
L'amico partì, promettendo di ritornare il giorno dopo; partì, e il primo suo atto fu d'impostare tosto quella lettera per Piacenza alla direzione del capitano Baroggi.
Se donna Paolina, sempre silenziosa ma risoluta, dovette sostenere una tempesta di rimbrotti, ottenne però il suo fine. La lettera giunse a Piacenza; annunciata da quella dell'amico, il capitano l'aperse tremando; perchè chi ha l'animo agitato teme sempre sventure!
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