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      Ma Voltaire aveva troppo studiato Orazio, ed essi non conoscevano quel passo:
     
      .........Non tamen intusDigna geri promes in scenam......
      Nec pueros coram populo Medea trucidet. -
     
      Come dunque sanno tutti coloro che hanno letto la tragedia di Voltaire, questi, colto il punto in cui Dolabella intrattiene i Romani colle lodi di Cesare, fa scoppiare di dietro alle scene le grida dei congiurati:
     
      Meurs, expire, tyran; courage, Cassius;
     
      e fa uscire, momenti dopo, questo Cassio appunto col pugnale in mano a gridare come un invasato:
     
      C'en est fait, il n'est plus;
     
      e impegnasi tra Cassio e Dolabella una gara a chi più riesce a tirare a sè il popolo:
     
      - Peuples, secondez-moi, frappons, perçons ce traître.
      - Peuples, imitez-moi: vous n'avez plue de maître.
     
      Ma il popolo vivo e presente, ch'era assai più repubblicano del popolo romano della storia e dell'archeologia, dando ragione a Cassio e a tutti i suoi amici, non voleva però che dell'uccisione di Giulio Cesare se ne facesse un segreto di consorteria; onde da un punto all'altro dell'anfiteatro cominciò una tempesta di grida:
      - E muoja dunque Giulio! muoja, muoja!
      - È morto! gridò allora stentoreamente uno del popolo.
      - E risorga, per Cristo... vogliamo vederlo noi a morire... vogliamo.
      Gli attori si arrestarono a quel tumulto inaspettato, senza conoscere di che si trattasse. Qualcuno s'interessò a far loro sapere la cagione dell'ira pubblica. E qui si avviò un dialogo tra pubblico e attori. Gli attori eran forti dell'autorità di Voltaire; il pubblico accennava la statua di Pompeo, e voleva che Cesare fosse trascinato là, e là fosse trafitto.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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