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      Intanto... ma intanto fece senso a tutti, che donna Paolina, l'angelico dragone che aveva fermato l'attenzione di tutti gli spettatori del Colosseo, la prima sera stessa che venne a quella veglia, bella di quella bellezza fatale che fa classe da sè e non appartiene a nessuna scuola, come il genio, avesse mostrato già tanta propensione per quel colonnello, che poteva essere chiamato la Ninon del suo sesso e della sua classe; tanta inclinazione da ballare con esso lui quattro contraddanze in due ore; e da lasciare in un canto il bellissimo capitano Baroggi.
     
     
      VII
     
      Uno dei più grandi spropositi, o, per dir meglio, uno dei tiri più assassini che la natura ha fatto all'umanità, è quello di non aver voluto, attraverso alla vita, tener sempre in accordo le facoltà della mente e del sentimento colle qualità appariscenti del corpo. Il corpo invecchia e perde d'anno in anno tutte le sue seduzioni; e perchè la crudeltà riesca ancora più squisita, il volto, che è sempre in vista, le perde ancor più presto. Nel tempo istesso che l'intelletto può sfolgorare in tutta la sua forza giovanile, e il sentimento può ancora esaltarsi colla foga di un'esistenza che s'affaccia per la prima volta al tumulto della vita, il corpo mostra i segni della dissoluzione, che stornano ogni simpatia. Allorchè un uomo viene a trovarsi in codesto funesto sbilancio tra le attrattive corporee e i desiderj dello spirito, può ben dire d'esser tisico in quarto grado. Una tale condizione si rende sempre più grave, quando negli anni della giovinezza abbia avuto il dono o il malefizio della beltà, che è il biglietto d'ingresso al teatro delle seduzioni, degli incanti, della voluttà dell'esistenza; e diventa ancora peggiore, pericolosa e inquietante, quando un uomo, pur in quell'età in cui non sono permessi che gli affetti per i beefsteak e il vino di dieci anni, conserva tuttavia qualche raggio della gioventù. Quei raggi, se pur vibrano splendidi e ardenti quando vibrano, serbano però la pessima qualità dei soli di temporale, che vengono, ma vanno tosto, e lasciano lo spettacolo della natura più desolante di prima.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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