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      Alfine, per non sembrar dappoco e anche per tirare indietro, se fosse stato possibile, quel po' di sospetto che già aveva gettato nell'animo della fanciulla con quella tal parola che il lettore sa, riassunse il consueto suo fare disinvolto e bizzarro, spingendolo fin quasi alla caricatura:
      - Cara la mia ragazza, disse poi, vi siete messa in un brutto impiccio; brutto assai, cara. E in un impiccio ancor peggiore si trova il capitano - perchè, in conclusione, voi siete minorenne, e il capitano, volere o non volere, vi ha portato via colla forza della seduzione. Capisco che sarà stato colla migliore intenzione. Diavolo! sono incapace di dubitarne. Capisco che il capitano non avrà dovuto pregar troppo; non è vero, cara mia? Siamo sinceri qualche volta. Voglio anche ammettere che i parenti avranno tutti i torti, e che l'autorità farebbe meglio a non impicciarsi in queste cose; ma i parenti ci sono, e l'autorità dà sempre ragione ai parenti. Povero capitano! Mi rincresce, mi rincresce davvero. Mi rincresce per voi, mi rincresce per lui, tanto mi è simpatico. Ma ora, alla mia volta, devo domandarvi per che ragione avete detto tutto questo a me?
      - Per che ragione? perchè so che voi conoscete quei di casa mia, e che...
      - Che cosa?
      - E che siete conoscentissimo di mio padre.
      - Io conosco vostro padre?... Ma chi è vostro padre?... Ma perchè non mi avete mai detto niente?...
      - Perchè avevo paura, come ho paura...
      - Paura di che?
      Qui la fanciulla fermò il passo. Erano ai piedi della scalea di Trinità de' Monti.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Trinità Monti