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      Nè qui finivano le esacerbazioni; ma al dolore paterno, che ha una maniera affatto propria di manifestarsi, veniva, nell'istante fuggitivo almeno, a mescolarsi un altro dolore, affatto nuovo, acuto e spasmodico più ancora del primo; e, ciò che è peggio, un dolore che si vergognava di sè stesso, per trovarsi al cospetto e in compagnia di quell'altro dolore, il quale almeno, se era acuto, era anche legittimo. Oh! mettiamoci un momento ne' panni del conte, e se non siamo farisei, confessiamo che era ben degno di compassione, e che nessuno più di lui poteva rendere verosimile l'iperbolica similitudine del poeta, che, per rinfrescarsi, si sarebbe gettato in un vetro bollente.
      Lasciando ora da parte le cagioni, e concentrando tutta la riflessione sugli effetti che provò il conte S... quando da Trinità de' Monti volse il passo accelerato alla caserma dove aveva l'alloggio, possiamo assicurare che la conflagrazione del suo cervello fu tale, che un minimo grado al di là di quella misura sarebbe bastato per farne un caso interessante per lo studio di un alienista psicologo. La caserma era presso San Pietro in Vincoli; quel lungo tratto di strada lo fece senza accorgersi, portato macchinalmente dalle gambe. La sentinella che gli gridò il chi va là, lo fece fermare dinanzi alla porta. Qui stette un momento sopra di sè, poi rifece quasi di corsa tutta la strada già fatta. Nel silenzio della notte produceva uno strano effetto in chi vegliava il tintinnio de' suoi grossi sproni, che fioco si annunziava da lungi, facevasi forte e aspro da vicino, e tosto decresceva e moriva nell'aere lontano.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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