A ciò si aggiunga una vena inesauribile di epigrammi arguti e di buon genere, una grande scorrevolezza di spirito, un fare penetrante e lusinghiero, un'amabilità continua. Ma rare volte è inamabile chi fu il prediletto della natura e della fortuna. Ci vorrebbe un'indole da cannibale per essere arcigni e rozzi sotto alla pioggia dei dolci sguardi e dei cari sorrisi e delle lodi e dell'ammirazione universale. Diciam questo perchè non si creda che noi facciamo il panegirico al pittor Bossi, il quale aveva poi un gran difetto, quello di lasciarsi troppo facilmente vincere dalle continue tentazioni; anzi se ne gloriava e vantava, e ci annetteva tanta importanza, da tener nota delle sue più minute avventure e speranze amorose, in un diario ch'egli giorno per giorno scriveva, e che noi abbiam potuto vedere. Eccone un saggio: Questa sera, al teatro della Scala, nel corridoio dei palchi, ho baciato la marchesa P..., ed ella mi strinse fortemente la mano: All'erta adunque e avanti. - La moglie del comandante Baraguais d'Hillier è tanto bella e cara quanto è odioso il marito. Ieri sera mi ha pregato e ripregato di lasciarmi rivedere. Io dunque la rivedrò, ma non per niente. - La principessa D.... di Roma fu ieri la regina della festa. Che maestà, che orgoglio! Mi si dice che sia invincibile; ma altre fortezze capitolarono, ed io le ho da fare il ritratto. - Esco adesso dalle stanze della Grassini divina. Chi me lo avesse detto! Ed ora sono cognato di sua Maestà.
Non oziosamente ci siam diffusi nel parlare del pittor Bossi; anzi preghiamo il lettore a tener nota di quanto abbiam detto, per tutto quello che accadrà in avvenire.
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