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      Siccome poi è voce che circola in piazza, che il vicerè è il gallo della Checca, il conte avrà pensato di stornare la taccia di marito geloso coll'ostentare noncuranza e disprezzo. Costui è giovane della più strana e straordinaria natura. È un miscuglio di Catilina e di Giulio Cesare. Ora ei si tiene in disparte dalla cosa pubblica, rifiuta cariche, respinge onori per il solo motivo che non è vacante un posto d'imperatore. Per quello presenterebbe volentieri le sue petizioni. Io lo conosco benissimo.
      - Lo conosco anch'io assai bene; e tanto che, se sua moglie fosse mia sorella o mia figlia, io vivrei dì e notte in continuo timore.
      - Vada per la moglie, ma la cosa più pericolosa è il nascere suoi figli.... il suo primogenito lo ha provato.
      - Possono esser calunnie.
      - Lì c'è il dottor Monteggia. Interrogate lui. La cosa fu messa a tacere; ma quel che è avvenuto non si può negare. Pare che il conte abbia voluto imitar Giovanni de' Medici, quando per interrogar l'avvenire ed esplorare a che cosa era destinato il suo unico figliuolo, ingiunse alla moglie di gettarglielo giù in braccio dalla finestra. Ma se Cosimo bambino fu accolto sano e salvo dalle braccia paterne, perchè doveva diventare il Tiberio della Toscana, al figlio del conte non toccò la stessa fortuna.
      - Il conte però non fece come il Medici...
      - No; ma gettando egli stesso in alto il bambino, come se fosse una palla, e ripetendo, ad onta degli strilli infantili, il giuoco spietato, venne la volta che gli cadde in terra, e là giacque.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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