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      Mentre costoro parlavano, avendo il maggiordomo di corte fatto segno al direttore d'orchestra Alessandro Rolla che annunciasse una monferrina, primo il vicerè, dando braccio alla bella contessina Aquila, s'avanzò nel mezzo della sala per aprire la danza.
      Beauharnais, quantunque contasse appena ventinove anni, non aveva nessuna fisica attrattiva; era già calvo, era atticciato. Ma, per compenso, aveva modi gentili e insinuanti, e una grand'arte nel darla ad intendere, specialmente alle donne. Era francese in tutta l'estensione della parola, con un viso a zigomatici rilevati e a naso rivoltato, di quelli che tanto abborriva l'italico Alfieri; ma, per sua fortuna, le donne, non essendo sempre profonde in estetica e lasciandosi lusingare troppo facilmente dalla possanza, dalla gloria o dalle sue apparenze, dalle vesti pompose, lo giudicavano assai favorevolmente. Egli poi aveva la prerogativa di essere, sul terreno d'amore, un cacciatore instancabile; ben potevano le beccaccie e le beccaccine deviare, nascondersi, tentar voli subdoli, fargli perdere interi giorni; egli non abbandonava la preda, finchè veniva il punto d'aggiustar bene il tiro, e di lasciar la fuggitiva con qualche ala infranta.
      - Queste sale, contessa, posso giurare d'averle aperte espressamente per voi (così nel suo francese diceva Beauharnais alla contessa Amalia). In febbraio io vi attesi invano tutta la notte al ballo che mi diede il Senato: però, quantunque fosse mia intenzione di non dar feste altrimenti in quest'anno, perchè devo partir subito per il matrimonio di S. M., pure ho cambiato consiglio, sapendo che la vostra novella carica vi costringeva a intervenire alle feste di corte.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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