Ora la contessina aveva la sua sete, come il suo sangue aveva i suoi bollori, come il suo cuore i suoi sussulti e i suoi slanci. È appunto per questo che ella era una cara fanciulla; una fanciulla, cioè secondo natura, e secondo la più perfetta e la più florida natura. Tutto però era in germe, nulla v'era di sviluppato. Quindici anni son pochi; e un marito che si piglia in casa una creatura da far crescere e sviluppare, se non ha una dose abbondante d'intelligenza e d'esperienza, ma sopratutto di bontà e d'amabilità, è un affar serio tanto per il coltivatore che per la pianta. L'intelligenza nel conte c'era, c'era l'esperienza; ma la bontà mancava affatto, e l'amabilità. Il conte era un uomo, lo ripetiamo, orgoglioso ed ambizioso; sempre tormentato dall'idea che in tutto il regno, per quanto girasse lo sguardo, non v'era un posto degno di lui; sempre pensieroso del fatto che, fin che durava quell'ordine di cose di cui Napoleone era stato il generatore e il padrone, la fortuna stava tutta per quegli uomini che erano sorti con lui e per lui. Codesto tormento ei lo sentiva tanto più forte in quanto non vedeva per allora nessuna nube, nessun lampo, nessun segno atmosferico che accennasse a un cambiamento di tempo. Il barometro segnava sereno costante. Guai per chi desiderava un temporale! Fantasticava ei dunque continuamente, trasportato da strani desiderj in campi ignoti; press'a poco come chi ambendo vivamente una prodigiosa ricchezza, pensa a fortune ed eredità, senza sapere da che parte gli possano venire.
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Napoleone
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