Sempre pieno di queste idee, era meditabondo e cupo. Non era cortese se non con quegli amici che, tirati nel vortice delle sue idee, la pensavano come lui, e lo applaudivano quando, mettendo l'ipotesi d'una possibile caduta di Napoleone, con quella fantasia e quell'eloquenza che deriva dal pensiero più costante della vita, accennava a future combinazioni europee, alla caduta di tutti quelli che chiamava adulatori e satrapi e schiavi e vili. Una fanciulla di quindici anni che abbia un simile marito, si trova ben peggio che in monastero o in casa. Esso non si pigliava veruna cura della felicità della contessina: a lui bastava che fosse virtuosa, fedele, intangibile. Credeva che non avendo mai conosciuto il mondo non l'avrebbe desiderato; ma spesso la vegetazione prospera in sè stessa e per le occulte virtù della natura; ma il non aver mai provato le passioni prima di quindici anni, non vuol dire che non si debbano provar dopo, perchè l'isolamento non basta a prevenire dei mali, che sono sfoghi necessarj nella vita morale, come certi esantemi nella vita fisica. Il vajuolo può investire anche chi vive da molto tempo isolato dagli uomini; e spesso l'elemento venefico vien recato da regioni nemmen sospettate. E così fu della contessina. Se il conte avesse saputo da che periglio ell'era attesa, l'avrebbe piuttosto gettata nelle braccia di mille spasimanti volgari.
LIBRO DECIMOQUINTO
SOMMARIO
Il figlio del conte Aquila. - L'anno 1809 e il vicerè Beauharnais. - Una festa in casa Litta. - Don Giovanni e fra Cristoforo.
| |
Napoleone Aquila Beauharnais Litta Giovanni Cristoforo
|