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      Il vicerè che l'aveva vista altre volte in occasioni comuni e partecipava per lei al sentimento generale, e, diciamolo pure, anche un po' alla paura del marito, in quella notte si sentì fieramente colpito dalla contessa Aquila; non gli era mai sembrata così bella; era la prima volta che la vedeva splendida di vesti, ben si poteva dire, regali.
      Il rispetto e la paura, che quasi sempre trattengono dal voler conquistare le cose che piacciono indifferentemente, si trasmutano di tratto in incentivi, che inviperiscono ed esacerbano il desiderio, se l'oggetto altre volte veduto ci sembra diventato prezioso oltre l'usato. Ed il vicerè sentì il coraggio e la irritazione degli ostacoli; e portata repentinamente l'indole sua, già baldanzosa e temeraria, all'estrema sua espressione, colse un momento che il conte non trovavasi nella sala dov'era la contessa: fu guardingo anche nel cogliere il punto che altri non potesse sentire; e con quell'accento francese pieno di fascino e di grazia ch'egli aveva ereditato dalla madre Giuseppina e teneva in serbo nelle grandi occasioni, le rivolse poche parole: poche e tronche e dove l'audacia d'una dichiarazione non preparata da nessun antefatto e che poteva anche venir giudicata come una scortesia, raggiunse invece quell'effetto che viene dall'ispirazione; press'a poco come certi trovati del genio, che sembrano spropositi, e sono miracoli.
      Il vicerè parlò e partì e lasciò la festa, ed anche questo fu un capolavoro d'astuzia. Egli conosceva le donne. Povera contessa Amalia!


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Aquila Giuseppina Amalia