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      L'ambizione di lei era di quella natura che non riposa mai, nè si accontenta di un ordine solo di cose. Ella pretendeva di essere la più bella, voleva essere la più corteggiata, ambiva d'essere la più ricca; voleva essere tutto e comandare in tutto. Dava consigli al marito, e guai se non l'obbediva; e il marito, che era volpe e lupo, faceva qualche volta anche l'asino, ostentando di adattarsi a fare assai cose per un'eccessiva condiscendenza alla moglie, ma in fatto, perchè eran atti che gli piacevano, atti d'avidità e rapacità; ella dava consigli anche non pregata, anche allorquando era scansata, a quanti le andavano per casa.
      Se poi qualcheduno aveva avuto con essa e coll'avvocato qualche rapporto d'interesse, di clientela, di sudditanza, comandata dalla necessità degli affari, ella era la padrona di tutti loro, faceva la padrona in tutte le loro famiglie; negava l'assenso ai matrimonj, imponeva ella le mogli; teneva la giurisdizione persino sulle vesti e sulle foggie. Conoscere l'avvocatessa Falchi significava aver rinunziato alla libertà personale.
      Siccome però era stata assai bella, bella nel senso mercantile e carnoso, non già nella sfera dell'accademia e dell'arte, ed era ancor bella, e veniva molto corteggiata; così quando la sua vanità e i suoi appetiti venivano lusingati e soddisfatti, aveva dei momenti di lieto umore, ed anche, ma questo avvenne rarissime volte, qualche lampo di bontà, di generosità, di cortesia. Appena però la si contrariasse, diventava a un tratto una tigre reale ferocissima, di quelle del Senegal.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Falchi Senegal