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      Anche il marito aveva un bel da fare in quei giorni per sopportare quel temporale in casa. Persino il ministro Prina, che era di Novara, come l'avvocato, ed era suo intrinseco, e frequentava quotidiano quella casa, e perchè aveva molti affari con lui, e perchè anche si giovava dell'acutezza pratica di quell'uomo, spesse volte ebbe a subire le tempeste dell'avvocatessa, che, da uomo di mondo e da uomo superiore, sopportava e compativa, ed anche derideva.
      Questa donna singolare era stata sposata in seconde nozze dall'avvocato Falchi, auspici l'avvocato Prina appunto e l'avvocato conte Gambarana. Il Falchi fece passar brevi ma amarissimi giorni alla prima moglie, che era nativa del Genovesato, e che gli avea recate in dote lire d'Italia trecentomila, la spina dorsale deviata, e quella bontà che deriva dalla natura e si fortifica cogli abiti religiosi. Quantunque non si possa ben asserire, pare però che l'avvocato Falchi abbia avuta l'intenzione, fin dal giorno che accettò quel partito, di svincolare le lire trecentomila dalla servitù della rachitide e dalla noja delle giaculatorie. Quando un uomo giovine sposa per la dote una vecchia o una rachitica, si può giurare che quell'uomo è perverso. Intanto che all'altare, in abito festivo, mette l'anello in dito alla compagna, e ode dal curato la figura rettorica del crescite, egli pensa già ai buoni servigi della morte, e in quel crescite mendace sente invece in embrione il requiem æternam. Questo sia detto in via di passaggio, come diciamo di passaggio che la morte fu lesta a servire l'avvocato Falchi, quasi avesse ricevuto una mancia anticipata.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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