Quando Foscolo tornò presso alla contessa A...:
- Sentite, le disse, se voi siete pentita di qualche vostro peccato, oggi potete acquistarvi mille anni d'indulgenza, facendo una carità.
- Di che si tratta?
- Quel che vidi e quel che sospetto, lo terrei chiuso in me per sempre; ma tacendo si può lasciar aperta la via ad un gran disastro. Voi siete amica della contessa... Se le siete amica, ditele dunque che stia in guardia. Ditele che quel gallo furfante di vicerè vuol disonorarla; che però sappia ritirarsi a tempo da un vergognoso abisso. Io abborro il conte; ma più di lui abborro il vicerè.
- Ma come ora potete dirmi tutto questo, mentre un momento fa non sapevate nulla?
- Ho l'occhio medico, madama, e quando lo fermo sulla faccia altrui, tutto quello che è di dentro m'appare di fuori. Avvisate dunque la contessa. Ma che ogni cosa stia segreta fra me e voi. Nè che la contessa venga a sapere mai ch'io ho parlato. Siete voi che avete visto, voi che date i consigli. Intanto fate in modo che la contessa ed il vicerè non stiano più soli. A me non conviene accompagnarvi. A rivederci alla villa.
Ugo Foscolo avrebbe fatto molto meglio a tenere in sè il sospetto, e non a incaricare una donna di dar consigli a una donna. È sempre un'impresa pericolosa. Ma è l'indole degli uomini generosi di mettere tutta la propria confidenza nella persona amata, di metterla a parte di tutti i proprj segreti, di desiderare che, in loro vece, s'innalzi con azioni gentili nell'altrui concetto. Ugo Foscolo della contessa A... volea farne una gentildonna perfetta; ma era arrivato troppo tardi.
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