L'avvocato sentì e non sentì; il ministro Prina sentì e crollò la testa; tutti i commensali sentirono ed ebbero un gusto matto di vedere umiliata quella superba sfrontata.
Allorchè si levarono le mense (questa frase è di conio classico) e tutti i convitati passarono nelle altre sale, l'avvocatessa Falchi, simulando indifferenza e disinvoltura, si accostò alla contessa A... e:
-- Che diamine vi è capitato oggi? le disse: siete infuocata come un basilisco e mandate saette dagli occhi. E che diavolo ha in corpo il vostro Foscolo, che non disse una parola in tutto il tempo del pranzo? Qualche cosa vi dev'essere successo. Già ve l'ho detto che non è possibile vivere in pace con quello stravagante.
La A..., buonissima in fondo, e di quelle nature aperte che non sanno tener nascosto nulla anche a loro danno, senza rispondere alle parole della Falchi, si volse, e alzando lo scialle di casimiro, ond'erasi coperte le spalle:
- Guardate, disse.
- Che diamine è questo? chiese la Falchi; avete tutta quanta sollevata la prima pelle, come se vi avessero messo un settone. Ma che cosa è stato?
- Vi dirò piuttosto chi è stato.
- Chi dunque?
- Foscolo.
- Ma perchè?
- Per niente.
- Oh!...
- Non vogliono capirla questi uomini pretensiosi, che da noi si vuole avere la nostra libertà. Curiosa davvero. C'era forse un patto scritto tra me e lui? Eppoi che patti, che scritti! Oggi mi piace un poeta coi capelli rossi, perchè in tutto c'è il suo buono; ma se l'ingegno e la fantasia e il sentimento e l'eloquenza e il diavolo che li porta possono piacere un giorno, una settimana, un mese; viene poi quel dì che si sente proprio la necessità d'un bel giovane e d'una bella faccia e di una bocca con dei baffi su cui dare dei baci; io già son fatta così, e non posso cambiarmi.
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