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      Ella si lascia trascinare dal suo affascinatore come una bambina infatuata. La stessa innocenza della vita, la stessa ingenuità dell'indole, invece di essere armi di difesa, espongono i lati più deboli alle ferite. La contessina dunque danzò e ascoltò le parole del vicerè senza sapere quel che si facesse; senza ricordarsi più in che mondo si fosse. Vi fu persino un momento in cui si lasciò andare ad un abbandono così spensierato, che il vicerè medesimo si fece guardingo e riservato per paura che troppi se ne accorgessero. Tanto l'innocenza assume talvolta la sembianza del suo opposto. Alle altre dame e alla Falchi non sarebbe mai capitato di trovarsi come la povera Amalia nella condizione del rosignuolo che trepidando e inconscio sbatte l'ali per volare sulla lingua del crotalo. Ma non si scansa che chi conosce il pericolo; e se è un pericolo ambito, lo vuol rendere più appetitoso protraendolo!
      Più d'una volta, anche senza essere stati il vicerè, nè avere avuta un'assisa tutta carica d'oro, sarà capitato a voi tutti, i miei cari giovinetti, che oggimai, al pari di me, siete in liquidazione, d'avere avuto sotto il braccio o tra le braccia taluna di quelle care giovinette o donne sature di sentimento e d'indole ingenua, che per un momento, nell'entusiasmo dell'affetto, vanno soggette ad una specie di sincope mentale; e, se siete stati galantuomini, non avrete abusato di quei momenti, perchè non c'è nè coraggio nè gloria a vincere chi non è in parata. Ebbene, la contessina Amalia, alla festa del 1810, assomigliò appunto per un istante ad una di codeste donne; nel medesimo tempo che il vicerè non pensò nemmeno per un minuto a sfoggiare quel galantomismo del quale voi ed io, probabilmente, avremmo dato un così bel saggio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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