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      Tutto quello che potrebbe succedere, avuto riguardo all'indole superba e terribile del conte, sarebbe di far nascere uno scandalo inaudito da far parlare tutto il paese; il conte potrebbe sfidare il vicerè... e il vicerè, come vicerè, non accetterebbe, e lascerebbe il conte scornato più che mai, e in tale stato d'esacerbazione da far nascere una tragedia domestica. È sempre la povera contessina che ne va di mezzo; la sola contessina. Abbiate pietà di lei, per carità; fate capire al Milordino che a parlare commetterebbe un atto di viltà inaudito... Pigliatelo da questo lato... Lusingatelo nel suo carattere di gentiluomo e di cavaliere... Vedrete che vi ubbidirà; facendo credere agli uomini che noi siamo intimamente persuasi che essi possedono qualche virtù che non hanno, finiscono ad assumerla, per il momento almeno. - Ditegli adunque che un cavaliere onorato e squisito come lui non può trovare nessuna compiacenza a compromettere una povera donna, che è già infelice abbastanza. Che se poi volesse vendicarsi del vicerè... è subito fatto. Si faccia innanzi, e gli rubi alcuna delle sue amanti... È questo il solo genere di sfida e di duello che il vicerè non può rifiutare. Guardate che il contino è lì. Non perdete tempo. Attendete ch'io gli faccia cenno. Eccolo... parlategli chiaro e forte, come sapete far voi. Addio - siamo intesi; e si alzava dicendo al contino che si avvicinava:
      - Madama ha bisogno di parlarvi. Io vi lascio con lei.
      Il ministro Prina, da uomo di mondo e di retto senso e buono di quella bontà che non vuole gli scandali e le sventure inutili, perorò così fortemente perchè l'avvocatessa serbasse il silenzio, che ella infatti, quantunque fosse d'una caparbietà per lo più invincibile, obbedì per allora e indusse anche il Milordino ad obbedire.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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