- Questo signore l'ha sempre con Napoleone. Napoleone sta ora scaldandosi al caminetto... Per adesso non le posso dir altro... Ma a Parigi si sparla assai del suo contegno, e dell'aver abbandonato l'esercito, e dell'aver lasciato tutto nelle mani di Murat, che poi se la cavò per lasciar nell'impaccio il vicerè... Ma, a proposito di caminetto, Napoleone ha detto una parola che irritò tutti i Parigini, e segnatamente coloro che hanno perduto e piangono, o aspettano i loro figliuoli assassinati.
- E che cosa ha detto Napoleone?
- Ha detto, fregandosi le mani, ch'ei si trovava assai meglio al caminetto di Parigi che al ghiaccio di Russia...
- Fin qui non poteva dir altrimenti. Sfido io!
- Certe cose si pensano, e non si dicono... Ma, dopo tutto, non sarebbe mai escito in quelle parole se fosse stato in mezzo ai soldati. Sapete, a proposito, che cosa mi raccontò lo scudiere Alemagna, che ho trovato a Parigi, e che ha perduto a Brescia i dispacci del vicerè? Mi raccontò, dunque, che l'ira e la disperazione e l'insubordinazione erano a tal punto fra gli stessi soldati della guardia, i quali per il freddo soffrivano fino allo spasimo, che non seppero tollerare che Napoleone stesse chiuso in carrozza, e gli gridarono minacciosi: Giù dalla carrozza! e Napoleone, atterrito di quella dimostrazione per lui strana e nuovissima più che del pericolo di cadere nelle mani di Pultow (il quale, se non lo sapete, è un generale cosacco tutto pieno di pidocchi e in tanta famigliarità con essi che allorquando sta riposando si diverte a farne la caccia sulla propria testa)... Dunque.
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