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      Non c'è più entusiasmo, perchè non c'è più fede, e, peggio ancora, perchè non c'è più speranza, ossia perchè la speranza non ha più niente da fare. L'uomo mette in pericolo la vita, finchè la vita non val nulla, e colla lusinga, che, se la fortuna è propizia, possa col tempo valer molto. Ma quand'uno ha raggiunto quello che è al di là d'ogni desiderio, che volontà si ha ad avere di farsi ammazzare per un uomo il quale è persuaso che le donne debbano sciuparsi a fabbricar soldati, per dare a lui solo lo spettacolo di una strage perpetua?... Vedrete quel che vi dico io. Vi do tempo sei mesi, un anno; e poi giù, e per sempre.
      - In ciò ch'ella dice, c'è del vero. Ma io mi son limitata a credere e a dire che Napoleone farà ancora tremare l'Europa. Non ho parlato della durata io...
      - Ah, dunque siamo d'accordo! Lei s'accontenta del tempo che è necessario per liberarsi di tutta la sua carta. Voglia dunque esser sincera; già io non vado a dirlo all'imperatore, e nemmeno al ministro Prina.
      La Falchi era esaltata, e un pochino ebbra, e però aggiunse quello che coll'acqua fresca non avrebbe mai detto.
      - Al ministro Prina ella può dire benissimo quello che ha detto a me. In fin dei conti, più della metà di questi boni è proprietà del ministro.
      - Passa il milione?
      - Son più di due milioni...
      - Me ne congratulo tanto.
      - Era un avvocato... fu messo a fare il custode della pubblica ricchezza... Doveva starsene forse colle mani in mano?
      - Va benissimo, e buon pro gli faccia. Pur farebbe meglio a non rovinare il proprio paese.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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