Pagina (1150/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      .. Ma son io che parlo; io che, siamo sinceri, non mi sono poi fatta pregar tanto allorquando... Il signor conte ride... pure non vorrei per tutto l'oro del mondo che un soldato petulante, un francese che ci disprezza, un re nominato da noi avesse il diritto di penetrar nelle famiglie a mettere sottosopra la pace domestica, a canzonare i mariti, ad insultare i fratelli, a farsi beffe degli amanti... e che so io. Torno a ripetere che non parlo per me; nè me la piglio calda per il mio avvocato... che è il marito più caro e più comodo di questo mondo... un vero scaldaletto... che quando annoja lo si dà alla cameriera da portare in cucina...
      Il conte Aquila, contro il suo solito, non potè trattenersi dal ridere a queste parole.
      - Or tornando alla prima mia idea, quantunque io non abbia studiato molto, e non conosca molto la storia, più d'una volta ho sentito a dire che fu sempre per cose di donne che i principi e i tiranni furono creduti impossibili, e furono messi fuori di combattimento, da chi non pativa che venisse offesa la nazione nella sua parte più viva e più delicata.
      - È vero, o non è vero?
      - Dunque, in questo genere, relativamente al vicerè, io so tante e tante cose, che sarebbe veramente pericoloso per noi il mettere nelle sue mani il nostro paese. In questi ultimi anni poi, fors'anche perchè i Milanesi s'inasprirono seco, egli è diventato manifestamente nemico degli Italiani. A tutti è noto quel che avvenne col general Pino: tutti sanno le ingiustizie d'ogni sorta fatte da lui ai soldati italiani, quando per qualche cosa si trovavano in competenza coi soldati francesi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Aquila Milanesi Italiani Pino