Dopo di ciò, quando tutti furono usciti, e la Falchi stava per salire nella propria camera:
- Permettetemi, disse il conte a madama, che io vi segua. Ho bisogno di parlarvi a lungo.
- Signor conte, sono ai vostri ordini.
In silenzio salirono le scale; in silenzio entrarono nell'appartamento di madama Falchi, si misero a sedere in silenzio. Finalmente così prese a dire il conte:
- Vi ripeto, madama, che so di parlare con una signora di grande esperienza, e che sa dare il giusto valore e alle cose...
- Vi ringrazio, signor conte.
- Fate in modo che piuttosto io debba ringraziar voi; intanto comprenderete che io ho ragione di non lasciar cadere in terra il tema che ieri notte, forse contro la volontà vostra, avete messo sul tappeto.
- Voi ne avete tutte le ragioni; ma devo anche dirvi che voi avete data soverchia importanza alle mie parole, e che io sono sicura di vedervi tranquillo, quando conoscerete i fatti precisamente come stanno.
- Dunque?
- Dunque comincio a dirvi che ho avuto torto di ridere quando mi parlaste della virtù di vostra moglie; io non so nulla e non posso dire nulla contro di lei.
Il conte, a queste parole, che per verità dovevano essere tranquillanti, si turbò e si sconvolse invece come se avesse udita una verità crudele. La dissimulazione della Falchi gli fece pensare che trattavasi di una cosa assai più grave de' medesimi suoi sospetti. Egli si alzò agitatissimo:
- Per carità, madama, parlate. Col tacere, sapete che cosa fate voi?... Mi costringete a partir subito per Milano.
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