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      Questi, che per tanti anni s'erano avvezzati a non aver mai torto, non voleano lasciarsi soverchiare dalle vecchie ostinazioni ricalcitranti. Insomma l'ora del pranzo, che per consueto è consacrata alle consolazioni dello stomaco e alla pace domestica, diventò invece l'ora più tempestosa della giornata.
      Non eran molte quelle case dove ogni giorno non succedessero liti d'inferno per argomento politico. E per vero, il pubblico disastro in quegli ultimi giorni era andato tant'oltre, che a poco a poco ai giovani venne a mancar l'eloquenza, crescendo, di rimpatto, la petulanza dei vecchi e dei codini (allora questo vocabolo era in senso proprio e non traslato), al punto che non si poteva più vivere nelle loro mani.
      Ora può immaginarsi il lettore come le acque che s'eran gonfiate per deflusso retrogrado, rifiorirano impetuose e rumoreggianti quando venne la notizia della vittoria di Lutzen, quando s'udirono dal Castello i cento colpi di cannone; quando ritornò il vicerè; e come questi ebbe medicate, coll'intento di abbagliare il facile volgo, molte piaghe pubbliche e private, venne vivamente applaudito da quella parte di pubblico che gli stava d'intorno nell'occasione che comparve a una rivista militare. I giovani tornarono ad avere il sopravvento sui vecchi; i gallomani fecero tacere tutti quelli che erano affetti dalla tabe austriaca. E il medesimo avvenne in seno alla terza fazione, la quale era men frequente di uomini di vero ingegno: la fazione di coloro che ripugnavano dai ricordi austriaci come da un cadavere; e volevano sferrarsi dalle braccia della Francia imperiale come da un prepotente.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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