- È una gran testa però, bisogna confessarlo.
- Una gran testa! e chi non saprebbe fare altrettanto? non è questione di testa qui, ma di coscienza. Allorchè la forza costringe all'obbedienza i cittadini, non c'è sacrifizio che lor non si possa imporre. Il talento d'un finanziere non consiste in un sistema perpetuo d'espilazioni vessatorie; ma bensì nell'aprire nuove fonti di pubblica ricchezza, giovando allo Stato senza nuocere al cittadino. Ora il ministro Prina fece tutto all'opposto: non ha servito che ai capricci istantanei dell'imperatore, senza pensare alle conseguenze; egli ha fatto come quegli agenti che, per non sentire i rimproveri del padrone giocatore e violento, invece di pensare a migliorare le campagne, mettono mille angherie sui contadini, i quali un bel giorno finiscono poi col dar fuoco al fienile e col mettere la falce al collo dell'agente. Ora se qui sta la testa, io non so che cosa dire. Ma oramai siamo allo stringere del nodo.
- Dopo tutto, se c'è un uomo al quale il regno d'Italia dovrà render grazie infinite, è appunto il ministro Prina.
- In che modo?
- È presto capito. Avendo messo le mani in tasca a tutti, ha disgustato tutti; e così dato un disastro, ha reso impossibile la durata del governo.
- Per questo lato merita una statua, è verissimo.
- Ma ora mi permetta, signor conte, di fare alcune considerazioni. Quand'io sento parlare d'un governo che cade, domando sempre qual sarà il suo successore. Io vengo da Parigi. A Parigi già si pensa ai Borboni. Posso dire che non v'è altro pensiero colà. Ma c'è una cosa che mi rincresce, ed è che vogliono intrigarsi dei fatti nostri; e pretendono non ci sia altri che l'Austria, la quale possa sanare le nostre piaghe.
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