Il musico Velluti aveva finito di cantare il suo arione, quando entrò in palco un servitore di teatro per dire al Suardi che un signore desiderava di parlargli, e domandava il permesso di entrare.
- Ma entri pure, disse Galantino.
Poco dopo entrò infatti il signor attuaro Tagliabue, che il Galantino si fece seder vicino, col solito:
- In che posso servirla?
- Ella avrà ricevuto dal tribunale civile di Milano l'invito a comparire innanzi al signor giudice cavaliere F...
- Per l'appunto, signore; sono arrivato oggi stesso e domani mi lascerò vedere.
- Il signor giudice, che è in teatro e ha saputo che V. S. era qui, a guadagnar tempo e a levarle il disturbo, mi ha mandato a dirle, ch'egli era disposto a parlarle questa sera stessa, e che perciò l'attendeva nella sala del Ridotto.
- Per me tutti i momenti son buoni.
- Allora io l'accompagnerò.
- Mi rincresce che l'opera non sia finita...
- Ella faccia come crede...
- No, no - andiamo pure - a Milano mi fermerò alcuni giorni, e avrò tempo di sentire il resto un'altra volta.
Con queste parole il Galantino si alzò; disse a donna Paolina: torno subito - e partì coll'attuaro.
Il cavaliere F... era seduto al camino nella solita sala del Ridotto; mosse incontro al Suardi, quando questi entrò in compagnia dell'attuaro, se lo fece sedere vicino e:
- Ella mi perdonerà, disse, se l'ho costretto a mettersi in viaggio di questa stagione.
- Non stia a darsi fastidio, signor giudice, fu anzi per me una buona occasione di scuotermi d'addosso la poltroneria.
- Quand'è così, tanto meglio.
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