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      Lasciato il ministro andò poi subito in traccia dell'avvocato Gambarana, che era in teatro. Trovatolo, lo informò del dialogo avuto col Suardi, ma esponendogli invece esattamente quella parte che aveva taciuto al Luosi.
      - Questo è un contrattempo, disse il Gambarana.
      - Io non credo però che possano essere rimaste delle carte presso il notajo Agudio.
      - Può essere e non essere; in ogni modo converrebbe che noi fossimo i primi a poter esplorare l'archivio del defunto Macchi.
      - Fatelo.
      - A me, non conviene.
      - Con dei denari...
      - Non mi conviene.
      - Dunque?...
      - Dunque tocca all'avvocato Falchi a tentare le indagini colà. Fatto da lui, nella sua qualità di patrocinatore del Baroggi, è un atto giusto e naturale.
      - Ma non bisogna perder tempo.
      - Domani mattina parlerò all'avvocato.
      Scambiatisi di fuga tali disegni, il giudice e l'avvocato si lasciarono, entrando l'uno in un palchetto, l'altro in un altro.
      Il giorno dopo, nelle ore pomeridiane (notiamo questo perchè, se fosse stato di mattina, i fatti avrebbero forse avuto altro avviamento), il Suardi si recò dal notajo Agudio.
      Si fece annunziare, fu ricevuto, com'è naturale; ma trovò un uomo di un'agrezza quasi villana.
      - Ella mi conoscerà.
      - Non lo conosco niente affatto.
      - Allora le dirò che è il medesimo signor giudice F... che m'ha fatto espressamente venire a Milano, per l'oggetto di cui le parlerò; e che sono qui perchè è già corsa intelligenza con lui.
      - Dica presto, dunque, in che cosa posso servirla, perchè non ho tempo da perdere.
      - So che ella ha conservato tutto il repertorio lasciato dal dottor Macchi.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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