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      - Per questa notte, disse, possiamo spegnere i lumi: chè s'è perduto abbastanza. Ora, se questi signori mi favoriscono, potrem passare il rimanente della notte al Gallo.
      Il futuro consigliere intimo trasse allora per un momento in disparte il conte emissario, e:
      - Stanotte, gli disse, continuatela pure in compagnia di quest'allegra brigata, ma domani partite.
      - Perchè?
      - Qualcuno ha messo gli occhi su di voi.
      - Davvero? ma come mai?
      - Il come non lo so; ma se vi avviso, è perchè desidero che le cose ben avviate non si guastino.
      - Se parto, parto per ritornare.
      - Ritornate, ma a suo tempo, ma quando il frutto sarà maturo. Intanto vogliate passar da me, prima di lasciar Milano. È arrivato da Parigi il marchese F..., che, quantunque sia un consigliere di Stato, è dei nostri. Troverete pure in casa mia alcuni de' meglio pensanti. Or vi saluto.
      E il piccolo contino Ghislieri, emissario, spia di prima classe, anzi Gran Cordone di quell'Ordine, e sergente intruso della guardia civica, ritornò alla sua brigata e lasciò il teatro.
      Il conte Aquila intanto, accompagnato da dieci o dodici del suo partito, era ritornato a casa. Com'era suo costume far sempre colla servitù, entrò accigliato e burbero nella stanza del guardaportone, che stava inferraiuolato innanzi ad un gran braciere:
      - Tirate la campana, e chiamate i domestici di settimana. Presto.
      Il guardaportone obbedì, s'affrettò, suonò la campana. Discesero i servi.
      - Accendete fuoco nel camerone terreno. Presto.
      I due servi obbedirono.
      Il conte entrò coi colleghi nel camerone.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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