Dopo alcuni momenti, una gran catasta di legna crepitava già e mandava scintille su per la cappa di un camino monumentale, con iscolture rappresentanti gli stemmi del casato.
- Andate a dormire, disse il conte ai due domestici. Solo il guardaportone stia sveglio finchè questi signori partiranno. Andate ad avvisarlo.
Quella società che s'era adunata in casa del conte Aquila, era composta da dodici a quindici persone, la maggior parte patrizj, quasi tutti ricchissimi, e per ciò influenti sul popolo della città e sugli abitanti della campagna. Tra essi v'era un B..., capo battaglione della guardia civica; un E... V..., giovane di straordinario ingegno e di altrettanta coltura, ma eccentrico e strano; un G... di Como; un V... di Lodi; il conte-milord, l'avvocato Gambarana, ecc. ecc. Il nostro Giocondo Bruni, dal quale sappiamo tutto quanto verremo raccontando, fece parte anch'esso della comitiva, e come amicissimo del conte-milord, e perchè aveva espresso degli intendimenti assai conformi a quelli del conte Aquila.
Intorno al gigantesco camino eran state disposte in semicerchio delle vecchie sedie di bulgaro a bracciuoli. Tutti sedettero. La catasta accesa illuminava la scena. La parte accessoria e pittorica di quell'adunanza pareva ne accrescesse l'importanza e il mistero.
L'E... V..., che era un ingegno letterario e caustico, e soleva parlare con epigrammatica amenità anche delle cose gravissime:
- Chi ora ne sorprendesse, cominciò a dire, ci piglierebbe per altrettanti personaggi del Noce di Benevento.
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