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- Ebbene, allorchè tu sarai nominato capitano, ti cedo subito il mio posto di capo battaglione. Io non faccio nessun sacrificio; e nelle tue mani può essere utile ciò che nelle mie non giova a nulla.
A queste parole succedette un po' di silenzio; l'avvocato Gambarana, uomo torbido, non amico, nè ammiratore di nessuno, e istintivamente oppositore:
- Faccio osservare, uscì a dire, che nelle osterie e nelle bettole si parla talvolta degli interessi del paese con più acume che altrove.
Egli pronunciò queste parole con una certa asprezza sardonica, perchè era stato nauseato dall'eccessiva ammirazione che l'E... V... avea mostrato pel conte Aquila; e perchè, più che strane, gli erano sembrate ridicole (e non aveva tutti i torti) le mal dissimulate aspirazioni di quest'ultimo.
- Allora tocca a voi, caro avvocato, soggiunse tosto l'E... V... colla sua causticità consueta, a fare in modo che noi possiamo aver l'onore di pensare come i frequentatori delle bettole e delle osterie.
- Vi è andata la mosca al naso più che a un filosofo non convenga, soggiunse il Gambarana, ma io non ho fatto che ripetere un passo d'oro di quel Rousseau pel quale voi andate in deliquio.
- Non mi ricordo del passo d'oro; ma quand'è così, continuate.
- Una di queste sere, mi trovavo all'albergo del Gallo col mio praticante Valesi. V'era gente di tutte le qualità; ma il più eran mercanti, giovani di banco, bottegaj, gente che voi altri signori avete il torto di non voler mai nè avvicinare, nè sentire. Parlavan tutti alla distesa e alla libera; e parlavano appunto del tema corrente; si venne persino, come abbiam fatto noi stanotte, a mettere in questione: Chi mai fra gl'Italiani avrebbe avuto le qualità necessarie per tenere in mano, pel momento almeno, le redini del governo, quando mai le grandi potenze, troppo caricate d'affari, ci avessero lasciati in vacanza.
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