Bene avea dovuto accorgersi che il Luosi, timoroso di sč per le future contingenze, mentre con insolita severitā gli avea parlato della collera del vicerč, avea tuttavia dato a divedere di non voler farsene l'interprete nč il pių attivo nč il pių sollecito; e a prova di questo gli bastō avere il gran giudice lasciato passare alcuni giorni prima di chiamare a sč e d'interrogare il notajo Agudio; forse per dar tempo di far scomparire le traccie del fatto a chi aveva potuto aver mano in esso. Ma se il vicerč tornava, ma se quelli che lo volevan re d'Italia avessero avuto il sopravvento; in che tremendo spineto egli veniva a trovarsi! E nello stesso pericolo trovavansi pure avvolti e fatti compagni solidali l'avvocato Falchi, e, pių di tutti, il marchese F..., avuto riguardo alla sua carica di consigliere di Stato, cui era stato nominato dallo stesso Napoleone, a dispetto e all'insaputa di Beauharnais che, non si sa per quali ragioni, avea sempre detestato quel patrizio milanese.
Immaginiamoci ora dunque quale efficace e terribile influenza dovessero esercitare tutte queste persone variamente autorevoli e potenti su tutto il pubblico vessato ed espilato in cento modi, e pių recentemente percosso da un'ultima requisizione sterminatrice, che fu l'uno per cento messo ai capitali impiegati con ipoteca sui fondi dei debitori, e da pagarsi dai medesimi in proporzione che si spogliavano i registri; requisizione che doveva involare al popolo altri sessanta milioni. Al cospetto di questo fatto enorme, tutti i partiti, tutte le classi si fondevano in una massa sola, vasta, cupa e mugghiante.
| |
Luosi Agudio Italia Falchi Stato Napoleone Beauharnais
|