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      E il ministro Prima, che era l'autore spietato e imperterrito di quelle tasse, riceveva sopra di sè, perché era presente, tutti i colpi dell'odio pubblico preparati per il vicerè assente, in nome del quale venivano estorte.
      La cosa pubblica e le vicende private de' nostri, personaggi versavano in queste condizioni alla seconda metà del mese di marzo dell'anno 1814. La campagna di Francia, nella quale Napoleone inutilmente era stato soprannominato il Centomila uomini, precipitava al suo fine. Il cielo politico, lungo tutta la zona d'Italia e Francia, andava sempre più tempestosamente annottando. In quella notte buja gli uomini dell'azione lavoravan celati. La guerra dei partiti e degli uomini individui che capitanavano opposte fazioni veniva fatta all'oscuro. Il conte Ghislieri sotto mentite spoglie era tornato a Milano in fretta e in furia. Era il corvo che chiamava altri corvi, per calar tutti insieme e d'accordo dello Stato alla carogna. Il conte Aquila coi suoi aderenti, dal proprio palazzo avea trasportato la sede dei convegni in casa Falchi, specie d'albergo politico, molto simile a quelle osterie sinistre, dove l'oste e l'ostessa fanno da manutengoli ai contrabbandieri, e in un bisogno scannano anche gli avventori.
      Una sera appunto del marzo di quell'anno fatale, il conte Aquila trovavasi in casa Falchi, solo con madama.
      - Sono già le undici e non si vede nessuno, ella diceva.
      - Nè verrà nessuno per questa sera. Ho detto ai soliti amici, ch'era meglio sospendere questi ritrovi serali.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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