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      Ognuno sa inoltre che, sebbene il presidente del Senato Veneri avesse raccomandato che ogni discussione e deliberazione rimanesse nell'alto segreto dell'aula senatoria, pure il pubblico venne invece a sapere tutto quello ch'era avvenuto là dentro, al punto che alla sera, nel ridotto, nella platea, nei palchetti del teatro della Scala, nei caffè, nelle osterie, nelle bettole, la condotta del Senato, il carattere, i diportamenti, le parole di ciascun senatore furono i temi generali di tutte le discussioni e di tutti gli alterchi.
      Dai diffusi rumori di questa gran voce del pubblico si potè allora comprendere che il senatore Carlo Verri aveva avuto ragione; si potè comprendere che la maggioranza assoluta dei Milanesi era così avversa al nome di Beauharnais, che i suoi nemici dovevano avere facilissimo il giuoco nell'abbatterlo; e che i due partiti, quello dell'indipendenza e l'austriaco, così contrarj negli intenti, s'eran trovati, senza saperlo, confederati ed uniti nel tentar l'ultima prova sul campo di battaglia. I villici e i barcajuoli del Ticino assoldati dal conte avvocato Gambarana furono per tal modo sostenuti dai contrabbandieri del conte Aquila, e da un capomastro guidatore di una coorte di muratori pagati dalla Falchi.
      Sorse così il giorno 20 aprile. Era un giorno cupo e piovigginoso. Si sapeva che il Senato doveva adunarsi, secondo il consueto, verso un'ora dopo mezzodì. Lungo i boschetti vicino al palazzo del Senato da qualche tempo prima di quell'ora passeggiavano sparsi drappelli di persone.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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