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      E a un tratto s'udirono alquanti fischi acutissimi che venivano dalla parte del naviglio, interrotti da alcuni fuggitivi battimani. Quelle persone accorsero allora per vedere di che si trattava. Dinanzi alla porta del Senato era addensata una mediocre folla di popolo. Coloro si avvicinarono, e per quanto fossero amici del quieto vivere, attratti dalla curiosità, s'internarono fra quella al punto da mettersi in prima fila. Da varie parti venivano i carrozzoni dei senatori. La folla faceva ala alla lor venuta. Un uomo che alcuni affermarono essere un cameriere del conte Aquila, altri un servitore del conte Castiglioni, teneva tra mano uno scaleo da sagrestia, e ad ogni carrozzone che si fermava, vi saliva, guardava dentro lo sportello, e diceva ad alta voce i nomi dei senatori che ad uno, a due, perfino a tre vi eran seduti. - Presidente Veneri - gridava quello con voce stentorea. - Un lungo fremito, con fischi lacerati e tali da passar le orecchie, fu l'ora pro eo di quella nuova litania. - Conte Armaroli, Condulmer, Bruti - altri fischi come sopra. - Conte Cavriani - nuovi fischi con esacerbazione. L'astronomo Oriani - battimani d'entusiasmo. La gloria della scienza non aveva lasciato tempo di pensare al colore politico. - Conte Carlo Verri - qui la folla non solo battè palma a palma, ma quando il Verri discese, molti gli furono intorno a complimentarlo in cento maniere e a raccomandargli la salute del paese, e che continuasse a tener le redini a tutta quella canaglia di senatori.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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