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      IV
     
      Appena l'aula senatoria fu smantellata, e le suppellettili, state gettate sulla via che rade i boschetti, furon raccolte da coloro che non mancano mai alle dimostrazioni tumultuose, come gli stelloni alle aste, la folla si diradò e si disperse affatto. Ma c'era quel drappello d'operai in giacchetta, che lasciando il palazzo del Senato e prendendo per la via di S. Andrea, camminava di mala voglia perchè non pativa che il tumulto dovesse finire così presto; e ciò che più loro cuoceva, che l'oggetto principale a cui volevano dar la caccia, miracolosamente non fosse comparso in iscena. Giunti nella via della Sala, trovarono altri sparsi drappelli che si fermavano di tant'intanto. Avevano anch'essi quell'aspetto, quell'andatura, quel piglio tra il tediato e l'iracondo che di solito assumono i bassi operaj quando hanno abbandonato il lavoro consueto e quotidiano, e aspettano impazienti di poter dar opera a qualche cosa di straordinario e di sedizioso. Il capo-mastro Granzini, che, in mezzo a dieci o dodici uomini suoi dipendenti, vide coloro da lunge, capì che eran pasta da usufruttare assai bene e da mescolare a quella ch'egli aveva già sotto mano: affrettò quindi il passo, e come fu loro presso:
      - E che si fa? gridò.
      Quelli si volsero, e si fermarono, guardando biechi chi loro parlava a quel modo.
      - E che si ha da fare? Quel che fatto è fatto.
      - Il bello non è ancor venuto, galantuomini. Su, dunque, andiamo a fare una visita al ministro Prina; e se il ministro non c'è, andiamo a vedere il suo appartamento.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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