Allorchè quella squadra d'uomini fu allo sbocco della via della Sala, un'altra accozzaglia. procedente dalla corsia dei Servi, s'addensava nella via dell'Agnello. Quantunque fossero persone di apparenza civile e tenessero spiegati gli ombrelli, pur camminavano concitati coll'irruenza di un torrente in alluvione. Gridò allora il capo-mastro in mezzo a suoi: Alla casa del Prina! Al qual grido, come se fosse una parola d'ordine: Alla casa del Prina! fu risposto da una voce sonora, e che molti asseriscono essere la voce del conte Aquila. Questo grido ebbe l'effetto di un comando militare; tutti si mossero uniti come ad assalto determinato: Il ministro non è in Milano - s'udì allora a gridare un'altra voce. Nessuno seppe da chi fossero pronunciate quelle parole, ma dev'essere stato un cocchiere dello stesso Prina, che, uscito un momento prima dalla casa in cui serviva, e sentendo quelle minaccie, ritornò a corsa indietro e giunse in tempo per avvisare il portinajo di sbarrar subito le imposte. Ecco perchè quando quella torma si presentò e si fermò innanzi alla casa del ministro, ognuno si meravigliava che fosse già chiusa a quel modo. Le persone dalle seriche ombrelle, stettero allora irresolute, quasi pensando che non c'era a far altro. Ma, con sorpresa generale, quei dieci o dodici uomini in giacchetta, a guisa di soldati che sfoderano le armi al comando del capo, prima agitarono in alto i martelli, che seco avevano portato con premeditato proposito; poi si scagliarono percuotendo di conserva sui battenti della porta e gridando: Aprite.
| |
Sala Servi Agnello Prina Prina Aquila Milano Prina Aprite
|