Lo fecero discendere. Alle grida: È trovato, è trovato, si empì di gente il corridojo che metteva alla scala ed alla stanza fatale. Contemporaneamente il general Pino, sentito da altre voci che il Prina non era uscito, aveva tosto spedito il general Peyri, mantovano, per placar la folla e salvare il ministro. Ma lungo la via, il generale, raffigurato da taluni per lo stesso Prina a cui somigliava, non sarebbe riuscito a salvarsi, se non fosse accorso lo stesso Pino per toglierlo all'ira pubblica col testimoniare chi esso era veramente.
Nè più nessuno ormai avrebbe potuto stornare la catastrofe della tragedia orrenda. Nell'interno del palazzo aveva già cominciato a sfogarsi l'ira pubblica, diventata repentinamente una furiosa demenza. Cogli ombrelli, coi bastoni, coi pugni, coi piedi percuotono il ministro, lo strascinano nel cortile, lo denudano dai panni ond'è coperto, lo portano in una stalla, tutto sudicio e immelmato, lo mostrano per ischerno alla folla da una lurida finestra della stalla medesima. Un urlo spaventoso di gioja diabolica alza la turba a quella vista, mentre quelli che lo tenevano lo lascian cadere a capo in giù tra quella turba istessa.
Nell'atroce parapiglia, alcuni uomini forti e generosi, insieme con altri che forse avevano altro fine, lo strappano alle mani della folla e lo trasportano nel palazzo Blondel già Imbonati. Ma i due Fontana e gli assassini, vedendo quel fatto, furibondi discendono sulla via, spezzano la calca a minaccie di martelli, s'avventano alla porta di casa Blondel.
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