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      La porta si riapre, succede una mischia; i più feroci vincono, e preso ancora il ministro, lo trascinano di nuovo tra la folla che mugghiante prende per piazza S. Fedele e S. Giovanni alle Case Rotte. Il Prina domandava il confessore. Lo si consegna per questo a un vinattiere, che aveva bottega sull'angolo delle Case Rotte. Succede un po' di tregua. Qualche pietà si fa strada negli animi della moltitudine. Il padrone della bottega nasconde il Prina sotto un tino, colla speranza di salvarlo. Ma il vecchio Fontana, che per poco s'era allontanato, ritornò tra la folla e sembra che della propria rabbia inesplicabile riaccenda tutti quanti. Si chiama a gran voce il Prina, si assalta l'uscio della bottega, si minaccia ferro e fuoco al proprietario - la bottega è aperta - entra il Fontana cogli altri, cercano dappertutto e trovano il Prina che loro si offre semivivo. Qui ebbe fracassata la testa, vuotata una occhiaja, sfiancate le reni - e qui spirò.
      Il cadavere fu preda della bordaglia inferocita per altre quattr'ore. Nelle vie per dove esso veniva trascinato, le donne che s'affacciavano esterrefatte cadevano svenute.
      Battevano le ore nove all'orologio della piazza dei Mercanti, e il cadavere stava ancora nelle mani della folla. Allo sbocco della via dei Bossi... una squadra di guardie civiche sentì il lungo ululato, e vide le fiaccole che rischiaravano l'orribil scena. Deliberarono di farla finita; incrociarono le bajonette, respinsero la folla, s'impadronirono del cadavere.... lo trasportarono nel Broletto; di qui a notte alta fu trasferito e deposto nella chiesa del Carmine; verso l'alba nel Campo Santo detto La Mojascia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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