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      Sono vedute prospettiche della parte ortografica dell'edificio: ma l'occhio non intravede spaccati; vi si narrano gli effetti e le conclusioni ultime, ma delle origini prime non si tocca, ma non si risale alle cause; o se qualche volta loro si accenna, sono esse volgarissime e già da molti anni di dominio pubblico, nel medesimo tempo che non bastano a sciogliere nessun nodo, nè a distruggere nessun dubbio; nè per loro, rimanendo pur sempre alla superfice delle cose, ci è dato di gettar mai uno scandaglio nel profondo del terreno, che non fu nemmeno smosso. Colla varia forma d'arte, noi dunque abbiam tentato di adempire a ciò che in quelle memorie indarno si cerca.
      Ed ora dobbiamo aggiungere, che il sig. Giocondo Bruni seppe da quel Guerrini, domestico in casa Falchi, che all'alba di quel dì stette a lungo colla padrona un uomo mal vestito e di tristo aspetto; che alla sera di quel dì medesimo, allorchè l'orribile tragedia era finita e il cadavere del ministro Prina già stava nella sala anatomica della Mojascia, quell'uomo ritornò in casa Falchi; ch'egli ebbe un lungo alterco colla padrona; che per parte di lei e di quell'omaccio s'udirono frasi e parole che pareva di essere all'ergastolo; e che tutto finì in un lungo silenzio, non rotto che dal suono, per alcuni istanti continuato, come di monete che si contassero.
      E qui, se si chiude il periodo storico che potrebbe intitolarsi dal ministro Prina, ci rimangono però a fare altre rivelazioni, per mettere a nudo alquanti misteri ond'è ancor buja la catastrofe di quella tragedia.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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