Se i due milioni e mezzo del ministro Prina non fossero stati affidati nelle mani dell'avvocato Falchi; oppure se questi avesse serbato il segreto colla moglie, il ministro avrebbe potuto scampare dall'ira pubblica?
Per quanto lo sdegno pubblico fosse generale e forte, esso avrebbe potuto scoppiare ed operare nel modo onde operò, senza i pochi che lo governarono a loro voglia e per i proprj interessi?
Se il vicerè, dai collegi elettorali e dal voto della popolazione, fosse stato proclamato re d'Italia, e le potenze europee, rispettando tal voto, lo avessero confermato, v'erano poi gli elementi duraturi di un governo forte e sapiente, di una nazione risorta e felice?
La teoria inflessibile della provvida sventura non verrebbe qui opportuna per giudicare quei tempi e quegli avvenimenti?
Noi poniamo tali quesiti al lettore, senza comunicargli le nostre soluzioni. Egli deve esser libero di valutare i fatti e di profferire la sua sentenza.
A noi bastò d'aver recato in mezzo nuovi dati, che chiameremo storici, quantunque non sieno desunti che dalla tradizione orale e dal vago mormorio del pubblico contemporaneo, e da relazioni private e da racconti di testimonj. Non sempre i documenti legali e deposti negli archivj svelano intera la verità. Talvolta la intorbidano, perchè la loro serie non è completa. L'induzione soltanto è un documento razionale e perpetuo, che, al pari di un grimaldello, può aprir tutte le porte.
LIBRO DECIMOTTAVO
La notte del 9 marzo 1820. - Una serenata. - Stefania Gentili e la Giulietta e Romeo di Zingarelli.
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