- Giunio Baroggi. - Il figlio del Galantino. - Una notte nella casa di Giocondo Bruni. - Il marchese F. - Monsignore Opizzoni. - Waterloo. - Prometeo e lo scoglio. - Francesco I e la città di Milano. - La gioventù lombarda. - Origine della Compagnia della Teppa. - Sue gesta.
Dei Cento anni, quasi sessanta hanno ormai compiuta la loro evoluzione innanzi a noi. Tre generazioni sono scomparse; tre periodi storici esaurirono il loro processo; a chiudere il centenario ci rimangono poco più di trent'anni, una generazione e un periodo. Chi scrive potrà dunque aver la consolazione di declamare tra poco quei versi con cui il maledetto Oreste inaugurò il suo ritorno in patria; e l'altra non men dolce compiacenza di ripetere il distico famoso che l'autore della Secchia rapita fece incidere sotto al proprio ritratto:
Dextera cur ficum quæris mea gestet inanem?
Longi operis merces hæc fuit, etc.
Ma passiamo al nuovo periodo, che, in mancanza di un altro battesimo più complesso, abbiamo intitolato dalla Compagnia della Teppa.
Di questa compagnia, che fece gran rumore in Milano dal 1818 al 1821, non rimane altra memoria che nella tradizione orale o nella testimonianza di alquanti galantuomini ancor vivi, sebbene non più giovani, che nella loro diversa qualità di bastonatori o di bastonati, furono o parte attiva di essa o vittime tragicomiche. Non v'è libro stampato, nemmeno tra i più fuggitivi di quel tempo, dove se ne tenga parola; soltanto ne esiste il processo firmato dall'attuaro Lomazzi; vi è una relazione scritta da un tal Milesi, che abbiamo tra mano; e se ne parla nel diario manoscritto del canonico Mantovani.
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