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      - È un errore. Sicuro che nessuno di noi aspira a morire in odore di santità. Una certa inclinazione al buon vino e alle belle donne non mostrerebbe in noi alcuna vocazione ad accettar la regola di S. Francesco; ma furfanti, nel senso che comunemente si suol dare a questa parola, non ne conta la compagnia.
      - Ti convinco subito del contrario... Qui il signor Giocondo ti potrà dire chi sia quel conte Alberico B...i che tu m'hai presentato come uno dei vostri decani.
      - Che cosa so io...? È nobile, è milionario... paga pranzi e cene... è prodigo, fa il democratico, aspira alla popolarità... giuoca alla morra anche coi facchini e coi toffi... racconta frottole con garbo... è stato a Costantinopoli, è stato in Egitto... fu impresario di virtuosi, fu direttore di palchi scenici...
      - Fu cortigiano, lasciate che continui io adesso, soggiunse il Bruni, fu cortigiano e galoppino di biglietti amorosi al servizio di Beauharnais. Fu spia per diporto. Fu Creonte e Jago e Tersite tutt'in una volta. Fu manipolatore di discordie tra amici e amici. Libertino e osceno come Tiberio, come il re di Bitinia, a trent'anni avea già i denti spazzati via dal calomelano. Prepotente e crudele con quelli che hanno bisogno di lui, vile e tremante coi generosi e coi forti; sposò due mogli... che morirono, l'una e l'altra, assassinate da lui alla sordina, senza coltello, senza veleno, senza laccio; perchè in maschera spesso d'onesto uomo, essendo volpe astutissima, teme la legge e sa scansarla; ha sentito parlar della forca, e sa come le si gira d'intorno senza toccarla.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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