Nonostante perō una coscienza cosė elastica, si corrugō e fremette quando il vecchio padre gli affidō l'inattesa scritta. Il mondo si abitua allo spettacolo di quelle tante azioni che, turpi e vergognose e infeste al pari di qualunque delitto percosso dalla legge, pure non furono contemplate in nessun codice del mondo; ma non soffre la compagnia di coloro che ne abbiano commessa alcuna di quelle le quali figurano nella tariffa delle leggi criminali. Quasi si crederebbe che agli uomini, in generale, non faccia orrore nč l'idea della colpa, nč la colpa in sč stessa e per sč stessa; ma sibbene per la pena che deve subire.
Un fornitore d'armata che, somministrando vettovaglie avariate e corrotte, espone un esercito al flagello dei morbi castrensi ed č la causa certa di pių migliaja di morti, non fa quel ribrezzo che comunemente suol eccitare uno sciagurato che sia stato cinque anni in galera, per avere, nel furore d'una passione o nell'impeto di una rissa, ammazzato un uomo.
Il giovine Andrea, il quale considerava senza turbamento, come suo padre, allorchč imperversava il sistema delle ferme, aveva espilato il pubblico a proprio vantaggio; e come in quindici giorni sotto Mantova, pel tritello guasto da lui somministrato, eran morti di colica pių di cinquecento vigorosi giovani; non seppe vincere il ribrezzo all'idea che esso aveva trafugato un testamento, e ciō per il pensiero che un tal delitto, prima del codice Giuseppino, era punito colla forca.
Or ripigliando i fatti, il Galantino morė: e dalla straordinaria acutezza della mente, alla quale era stato debitore della propria fortuna durante una lunghissima vita, potč dipendere se la cura che lo aveva affannato negli ultimi anni, gli si alleggerė al letto di morte, perchč colla condizione di lasciar arbitro il proprio figlio intorno alla decisione di quell'affare intricato, esso aveva trovato il modo di liberar la propria coscienza, e d'impedire nel tempo stesso che il figlio gli portasse un postumo odio.
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Andrea Mantova Giuseppino Galantino
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