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      - Caro signor Giocondo, meritate un bacio per questo consiglio: ed è così semplice ed ovvio, che non capisco come non mi sia già venuto in testa. Domani vado dal marchese. È in Milano?
      - Lo credo.
      - Come voglio divertirmi allo spettacolo della sua umiliazione!...
      - Per questo non sperate molto... Bisogna conoscerli costoro... Ma or mi viene un'altra idea... Io conosco un tale che ha delle ruggini colla moglie dell'avvocato Falchi... Quest'avvocato e l'avvocatessa devono sapere il come e il quando dal notaio Agudio furon venduti i documenti che si trovavano nell'archivio Macchi, e forse anche essi ne furon complici... Questo tale ha un segreto da spaventar l'avvocatessa; così egli mi disse. Or se una scoperta aiutasse l'altra, che bel colpo!
      - Ma chi è questo tale?
      - È un tal Granzini, già capomastro, ed ora appaltatore. Un birbone matricolato che ebbe mano nel fatto del Prina. Ma non bisogna aver paura d'imbrattarsi, e tutto serve.
      - Io lo conosco. È un socio della compagnia della Teppa.
     
     
      III
     
      Siamo in casa del marchese F... nella via di... (quasi ci dimenticavamo ch'è proibito il dirlo). La stanza dove siede il marchese in mezzo a cinque o sei persone, è la stessa che mezzo secolo addietro aveva servito di camera da letto al conte F...; dove era morto imitando Cosimo de' Medici, il quale, piuttosto che abdicare al potere per ricevere l'assoluzione dal confessore Savonarola, volse la testa dall'altra parte, non parlò più, e rinunziò all'assoluzione. Il conte F..., infatti, nel punto di svelare al curato di Santa Maria Podone il segreto del testamento fatto trafugare, udendo la voce del proprio figlio, tacque, e si risolse a partire per l'inferno, piuttosto che scemare di tanti milioni la ricchezza dell'unico erede.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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