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      Il marchese, quando l'Opizzoni si tacque:
      - Ma ella, disse rivolgendosi al Pezzi, ella come giornalista e critico teatrale, di ragione deve conoscere la signora Stefania Gentili.
      - La conosco benissimo, ed è un prodigio di natura e d'arte. Ma è costei che il conte Alberico vorrebbe sposare?
      - Costei per l'appunto.
      - Ed è contenta la ragazza?
      - Il conte direbbe di sì... ma ella, caro signor Pezzi, conosce mio cugino... e sa bene che per conoscere la verità, bisogna sempre pigliare a rovescio le sue parole. Ha sempre avuto questo difetto, e convien regolarsi... Ma in conclusione, che ne penserebbe lei di questa idea di mio cugino?...
      Il Pezzi stette qualche momento senza parlare... Egli conosceva abbastanza il conte Alberico; al pari di chicchessia, lo disprezzava e detestava; inoltre, come intelligente ed amantissimo dell'arte teatrale, essendo anch'egli preso d'ammirazione per le doti straordinarie di madamigella Gentili, gli aveva fatto addirittura un senso di dispetto e di ribrezzo, che precisamente al più spregevole uomo tra quanti ei conosceva, fosse venuta l'idea d'impadronirsi di quel vago e rarissimo fiore di bellezza, di bontà e di ingegno. Ma non era il caso di manifestar per intero la propria opinione. Relativamente a monsignor Opizzoni, bisognava diportarsi con gran riguardo; e se il marchese tagliava spesso a dritta e a sinistra sul carattere e sulle qualità del suo nobile cugino, facilissimamente si sarebbe adontato di chi, senza essere un pari, si fosse messo a fare altrettanto in sua presenza.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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