Caduto Napoleone a Waterloo, tradito sul Bellerofonte, incatenato come Prometeo allo scoglio di Sant'Elena, tutt'Europa in un giorno si trovò arretrata d'un secolo. La fortuna porgendo ajuti inattesi agli errori militari del mediocre Wellington, aveva fatto cadere il capolavoro campale dell'inarrivabile Bonaparte. Il progresso del mondo che, venuto nelle mani di un genio armato e inesorabile, pareva non dovere trovar più ostacoli nell'avvenire, di improvviso si mostrò al sole come un mucchio di rovine, al pari della Roma di Nerone distrutta dalle fiamme in una notte. Tre secoli di preparazione coraggiosa, insistente, indomabile, una schiera di genj emancipatori, sempre decimata e sempre rinnovata, come il drappello della morte, erano trascorsi indarno, avevano lavorato indarno. Wellington, Schwartzenberg, Blücher, vale a dire un uomo di second'ordine, ajutato da un bue e da un cignale, aveano bastato a tanto. Davvero che a pensarci cadon le braccia, e i supremi concetti della verità, della giustizia e della grandezza sembran larve e menzogne.
Pio VII, rinnovatore di tenebre, era tornato a Roma per ispegnere, riabilitando i Gesuiti, la luce feconda uscita dal Breve Dominus ac Redemptor di Clemente XIV. A Vienna l'alleanza dei nemici dell'umanità s'era chiamata santa, quasi a compromettere il calendario e il martirologio. Il parricida Alessandro era diventato il dittatore d'Europa, Francesco d'Austria, Tiberio casto e bigotto, ma più crudele dell'antico, ricuperava la facoltà di assicurare al suo impero la fama di spavento della civiltà. Tutti i Borboni, in Francia, in Spagna, in Italia, erano ricomparsi, come il ritorno di un contagio, come la peste del bubbone, come il colèra.
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