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      Se a un torrente si chiude lo sbocco da una parte, esso irrompe da un'altra. È antico l'adagio, che quanto non va nella suola, va nel tomajo. Tra gli anni 1816 e 1817 non pochi di codesti giovani, attratti da un'indole congenere, si trovarono insieme e si confederarono; e non avendo un nemico propriamente detto da combattere, si accinsero, per passatempo e a sfogo di umori acri, a tribolare il prossimo. Cominciarono dapprincipio con alcune risse, spontaneamente offerte dall'occasione; di poi, l'esito più o meno fortunato di quelle li venne impegnando grado grado a un sistema di offesa e di difesa; in seguito, acquistatisi qualche fama per frequenti e chiassose vittorie, si diedero, come avevan fatto un tempo i paladini e poscia i capitani di ventura, a fiutare dappertutto dove vi fosse da menar le mani, da metter la via in rumore, da portar lo scompiglio in qualche pubblico o privato convegno, da disturbare qualche crocchio di persone. Codeste loro imprese, al pari dei melodrammi, si dividevano in serie, semiserie e buffe. In generale però, nella loro intenzione, meno qualche caso di vendetta, non avevano mai fini nè serj, nè colposi; bensì avveniva spesso che una soperchieria fatta da essi per ridere e passare il tempo, producesse poi degli effetti gravi, e qualche volta anche funesti.
      Per trovar le prove di ciò in un fatto a cui abbiamo assistito; se il bastone della compagnia brusca avesse fracassata la viola-Stradivari del professor Majno, che a lui era costata lire tremila, per metter insieme le quali aveva dovuto sottostare a mille privazioni e tenere allo stecco tutta la famiglia; il mondo poteva ridere fin che voleva, ma l'egregio professore del Conservatorio avrebbe dovuto passare lunghi giorni di lutto e ritornare alle privazioni di prima, e far gemere di nuovo la famiglia; chè non per nulla aveva sagrificata la schiena al troppo caro istrumento.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Majno Conservatorio