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      In quella guisa che gli spadoni a due mani, adoperati dai catafratti, che si trovano in qualche polverosa armeria, ci danno idea dei feroci costumi del medio evo; così que' bastoni ci insegnano senza parlare la storia di quarant'anni fa. Un nostro amico più che ottuagenario, il quale ebbe il vanto di conservare una fanciulla, che si chiamava la bella Celestina, all'affetto di un celebre suonatore di flauto, lavorando senza pietà sulle terga dei rapitori, ci mostrò il suo storico bastone che aveva servito a quell'impresa, e che noi abbiamo guardato ed ammirato e palleggiato con quella divozione onde i visitatori della cappella di Aquisgrana toccano e sollevano la Giojosa di Carlomagno.
     
     
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      Però la Compagnia della Teppa, fra tante ribalderie poteva anche, a intervalli, vantarsi d'aver compiuto qualche fatto che collimava persino cogli intenti supremi della giustizia assoluta. I suoi mezzi, come al solito, non furono mai nè legali nè legittimi, e nemmen lodevoli; ma per quanto un filosofo sentimentale avesse pensato e ripensato, non avrebbe mai trovato il modo di far la giustizia più prontamente e più compiutamente che con quei mezzi. Siamo sempre alla vetusta teoria della giustizia sommaria, che sola riesce a tagliare dei nodi che nessun codice umano si attenta nemmen di toccare. Però più di un birbone sotto mentite spoglie, di quelli che alla sordina rovinano la società come fanno i topi nei bastimenti; più d'un funzionario pubblico noto per abusi di potere non intaccabili dalla legge; più d'un padre tiranno, più d'un marito assassino fu messo al dovere dalla minaccia e dall'assaggio del notturno bastone.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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