Tutti si lagnano; io non mi lagnoPerchè ho Francesco per compagno.
Un altro dì, quando si seppe che Francesco I, dopo avere visitato tutti gli stabilimenti di Milano, aveva lasciato ogni cosa come prima, scrisse egli stesso sui muri delle vie più frequentate:
Nuova aritmetica di fresco:
Zero e zero fa Francesco.
Medesimamente, ad un serraglio di belve ch'era stato aperto al pubblico in San Romano, appose per affisso il motto:
«CONSIGLIO AULICO IN VIENNA.»
Ma quel che maggiormente fece chiasso e corse di bocca in bocca per gran tratto di paese, fu il seguente epigramma ch'egli dettò quando, partito Franceschino dall'Italia, ognuno commentava l'accoglimento che gli era stato fatto alla sua venuta ed alla sua partenza.
L'epigramma era questo:
Verona, città giuliva,
L'applaude quando arriva;
Milano, che sa l'arte,
L'applaude quando parte;
Le altre città, che la pensan bene,
L'hanno in c... quando parte e quando viene.
I versi non sono tutti versi; ma le rime ci sono e la sostanza fa le spese della forma. Nè si limitava ai versi, ma metteva gli scherzi in pratica, e sempre con qualche intento che racchiudesse una lezione.
A una festa che il Casino dei negozianti aveva sfoggiato, per festeggiare l'arrivo delle LL. AA. il vicerè e la viceregina, le carrozze di corte tenendo ingombra tutta la via di San Paolo con insopportabile disagio degli accorrenti, egli si presentò al battistrada, e parlandogli in lingua tedesca, ch'egli aveva imparato fin da fanciullo, appartenendo, come sappiamo, ad una famiglia d'origine svizzera tedesca; gli ingiunse, mettendo innanzi un ordine del conte Settala, gran cerimoniere, di far tornare tutte le carrozze al palazzo di corte.
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