- E veramente la signora Caterina aveva indovinato; la gestazione fu delle meno incomode; il parto fu un capolavoro di spontaneità; e venne in luce una bambina che si chiamò Stefania; fu data a balia, e dopo venti mesi tornò a casa, bella, tonda e grassina come un puttino dell'Albani; bianca e rasata che parea carta da scrivere, con due occhi poi che parevan due stelle. Siccome il signor Giacomino era piuttosto brutto, fors'anche per le abitudini devote che gli avevan tolto ogni attraenza; e la signora Caterina, ad eccezione di una certa aggiustatezza d'ossatura, non aveva nulla di straordinario, così avrebbero dovuto esultare di quel piccolo prodigio; ma, tant'egli è vero che se si ottiene molto, subito si vuole aver di più, essi trovarono d'affliggersi perchè, in mezzo a tante bellezze, la ragazzina avesse il nasino troppo piccolo e alquanto schiacciatello. Bene le donnicciuole blaterone del vicinato li assicuravano che tutti i nasi, quando sono destinati a diventar belli, i fanciulli debbono averli a quel modo. Bene lor citavano molti quadri di chiesa, dove gli angiolini avevano il naso simile a quello della loro bambina; ma essi non si capacitarono di ciò se non allorquando, verso gli anni otto, il nasino di Stefania si mise nel più perfetto accordo colle altre parti del suo viso, e, a tutti i sintomi, dava indizio di diventar ancora più bello.
- Che te ne pare, Caterina? disse un dì il marito a sua moglie; avevan proprio ragione quelle donne.
- Sì davvero, Giacomino. Ma bada che Stefania non ci senta, perchè comincia a mettersi in superbia.
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