Ma sopratutto egli aveva un'istintiva ripugnanza per le donne, sempre inteso, quand'erano giovani e belle; aveva paura di loro, come di un serpente insidioso; paura non egoistica ma tutta oggettiva, convinto come era che la maggior parte dei peccati ricevevano da esse il più succoso loro alimento, che esse erano le confederate più attive e più fedeli del diavolo; che, pur senza volerlo ed anche colle più virtuose attitudini del mondo, ma soltanto collo spettacolo inevitabile delle loro grazie e delle loro attrattive, riuscivano funeste agli altri e, per consenso, anche a se stesse. Dopo la bellezza egli temeva l'ingegno, sempre inteso quando usciva dalla misura vulgare. Ei soleva dire che per amar Dio non occorreva tanta sublimità di mente nè tanto slancio di fantasia; senza aver lette le opere del Cardano, e con tanta discrepanza di intelletto e d'intendimenti, egli concordava con lui in quella balzana e audace opinione, che le condizioni della società furono sempre peggiorate dalla comparsa degli uomini di gran talento.
Con tutto ciò egli era un lettore indefesso di quanto si veniva pubblicando per le stampe; non v'era opera o brochure francese, per quanto eterodossa, e rivoluzionaria, e diabolica ch'egli non raccogliesse nel proprio studio. Chi, senza conoscerlo, avesse dato un'occhiata alla sua libreria segreta avrebbe detto ch'essa apparteneva a qualche volterriano libertino. Nè in ciò v'era contraddizione. Per far la caccia al demonio, ei lo inseguiva dappertutto, onde non perderlo di vista, e attraversarsi in un bisogno alle sue insidie perverse; e come un processante attivo e inesorabile, teneva sempre i corpi del delitto sul suo tavolino.
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Dio Cardano
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