Ora avvenne che quando la sua memoria fu piena di quella folla di motivi deliziosi onde rigurgitano le opere di Rossini della prima maniera, ella provasse come una specie di replessione dolorosa a contenerle con violenza entro di sè. Allora si verificò anche in lei quella legge di natura espressa così bene dall'expellas furca del poeta. Seguendo così il sistema delle capinere e delle filomele e di tutti gli augelli canori, che stanno muti e muti un pezzo, per dar fuori poi tutt'a un tratto con una piena repentina di pipillamenti e di gorgheggi e note tenute, a svegliare il vicinato; la fanciulla una sera, essendo salita su un terrazzo insieme con alcune sue amiche, credendo di non essere sentita dai genitori, si mise a eseguire per la prima volta, quasi a titolo di prova, la famosa aria del Tancredi:
Di tanti palpiti,
Di tante pene,
Dolce mio bene, ecc.
E la prova le riuscì così a meraviglia, che tutte le sue giovinette amiche smisero ogni lor giuoco, per stare attente a udirla a bocca aperta; i casigliani che avevano qualche pratica del teatro e del loggione della Scala, e vi avevano spesso fatto capolino per sentire o la Belloc o la Camporesi o la Catalani, ecc. ecc., si fecero tutti alle finestre e alle loggie, attratti irresistibilmente dall'incanto che esercita una voce soave quando esprime soavi concenti musicali. E il signor Giacomo e la signora Caterina ascoltarono anch'essi, e come no? In que' sei mesi che la fanciulla aveva taciuto, dal gennajo al giugno circa, essa aveva varcati i tredici anni e s'innoltrava ai quattordici; in tutto il suo organismo era avvenuto, sebben precocissimo, uno sviluppo completo; la voce non era più acerba, ma erasi fatta rotonda e flautata.
| |
Rossini Tancredi Scala Belloc Camporesi Catalani Giacomo Caterina
|